
Le bottiglie del vino “OROSIA “ DOCG CERTIFICATO BIOLOGICO sono vinificate dall’azienda agricola Cieck dal nostro mitico e referente Remo Falconieri.
Oggi 15 marzo 2023 un bellissimo articolo della Sentinella di Lydia Massa.
<A 90 anni il fondatore del Cieck di San Giorgio Remo Falconieri presenta un sistema di allevamento a spalliera per la vite.
Eureka! L’Archimede delle bollicine inventa un modo per produrre più uva
L’INVENZIONE _SAN GIORGIO CANAVESE
L’invenzione di Remo Falconieri è già utilizzata nei vigneti dell’azienda vitivinicola Cieck, diffusi nelle colline tra San Giorgio Canavese ed Agliè, ma la presentazione al grande pubblico di un nuovo sistema di allevamento a spalliera per la vite, si è tenuta lo scorso giovedì in occasione di un convegno tecnico organizzato da Confagricoltura.
Remo Falconieri alla soglia dei 90 anni, ben portati, del resto può vantarsi a buona ragione di essere tra i principali artefici dello sviluppo dell’Erbaluce e del suo ingresso nell’olimpo dei grandi vini bianchi italiani. Un pioniere della spumantizzazione dell’Erbaluce Dall’Olivetti di Ivrea, dove lavorava come progettista, alla viticoltura quello di Remo è stato un lungo cammino virtuoso che l’ha visto per molti anni al timone della Federazione dei Consorzi di tutela del vino doc. Carlin Petrini, fondatore di Slow food l’ha definito “ l’Archimede delle bollicine”.
«Un personaggio che, come il territorio Canavesano, -dice il sindaco di San Giorgio canavese, Andrea Zanusso – merita di essere conosciuto perché è una risorsa capace di stupire, senza finzione e con umiltà”
Ma Remo lei e un genio. “Semplicemente sono una persona, che come altri in Canavese, si è rimboccato le maniche per far crescere il territorio.Quando ero all’Olivetti, nella squadra dell’ingegner Perotto, avevo inventato la prima macchina da scrivere con la cosiddetta “margherita” segnando il passaggio dalla meccanica all’elettronica.
Ed ora ha brevettato il doppio filare modello Cieck. “Per spiegarlo ad un pubblico di addetti ai lavori ho voluto l’enologo Giampiero Gerbi. Il mio sistema rispetto alle tradizionali forme di coltivazioni utilizzate in zona, in estrema sintesi, permette una produzione quantitativamente più importante di uva e la riduzione dell’accumulo di umidità sotto chioma. Sono in corso sperimentazioni per verificare anche i vantaggi che possono essere rilevati sull’aspetto prettamente enologico e che sembrano riguardare molti parametri presi in considerazione tra cui il tenore zuccherino delle uve, l’alcol e l’acidità totale. L’innovazione è fondamentale per poter crescere. La nuova cantina l’abbiamo costruita in una logica green: abbiamo pannelli solari per la produzione di acqua calda, un impianto di fitodepurazione per il trattamento delle acque reflue in cantina, il riciclo dell’acqua piovana per il riutilizzo in cantina nella pulizia dei mezzi agricoli.
Cosa ci insegna il passato alla luce della sua grande esperienza? “L’azienda agricola l’ho fondata nel 1985 nella frazione San Grato di Agliè, dopo aver lasciato l’Olivetti e aver viaggiato in Francia, convinto della grande potenzialità dell’enologia canavesana e soprattutto del passito. Mi sono concentrato su vitigni chestavano scomparendo, presenti 60 anni fa nel territorio del canavese, e quelli che sono sopravvissuti come, per esempio, in Neretto di San Giorgio e l’Erbaluce. Ci ho creduto e ho investito nella ricerca, nell’affinamento in cantina, affidatomi ad esperti enologi. Senza trascurare l’importante aspetto della promozione che ho condotto durante gli anni in cui ho presieduto il Consorzio di tutela dei vini doc Caluso, Canavese e Carema fino alla nascita dell’enoteca regionale dei vini della provincia di Torino nelle seicentesche cantine di palazzo Valperga e Caluso”.
Diceva nel 2007 Remo Falconieri, pluripremiato per molti dei vini prodotti dalla sua azienda, tra cui spicca il passito: “Il nostro consorzio è piccolo, ma una storia antica,Ha iniziato a tutelare l’identità territoriale e la denominazione d’origine dell’Erbaluce ancor prima che le leggi istituissero le doc. Il nostro è un mondo molto unito perché la viticoltura nel Canavese prima che un mestiere è una passione e la volontà di continuare una tradizione secolare. Per noi quindi il riferimento del vino: sono secoli che rappresentiamo e valorizziamo un ambiente e un paesaggio che fanno parte della letteratura e della storia”>
